La storia
Oggebbio: una quindicina di piccoli villaggi distribuiti sulla riva del lago e su dolci colline.
I boschi, le ville signorili, i preziosi giardini, chiese che contengono tesori d’arte e su tutto svetta il più alto campanile dell’Alto Verbano: è quello della parrocchiale di Gonte, alto 42 m.
Oggebbio, è il toponimo collettivo di questi quindici villaggi, i loro nomi sono:
- Barbè, famoso per l’eccellenza dei vini che vi si producevano.
- Resèga, vi era il mulino sul torrente Bugnano che serviva tutti i villaggi rurali della zona.
- Rancone, villaggio con una schietta impronta rurale.
- Cadessino, l’oratorio della Natività di Maria è monumento nazionale.
- Mozzola, vi si coltivava l’ulivo.
- Quarcino, era il centro del commercio del legname.
- Gonte, il capoluogo comunale; vi è la parrocchia di S. Pietro, il municipio, le scuole, l’ufficio postale, e parecchi esercizi pubblici.
- Piazza, le ville ottocentesche fra gli orti e i vigneti.
- Dumera, la frazione più alta.
- Pieggio, con una bella piazza e un lavatoio frazionale.
- Spasolo, è il porto sul lago.
- Cadevecchio, con una bella fontana al centro del paese ed affreschi sulle facciate delle case.
- Camogno, presso l’oratorio di S. Defendente si svolge la “Festa di ratt” (la festa dei topi); la chiesa è stata recentemente ristrutturata grazie ad un gruppo di volontari.
- Novaglio, le fonti e la chiesa romanica di S. Agata.
- Travallino, l’oratorio di S. Antonio.
Sulla montagna c’erano gli alpeggi che vedevano in passato trasferirsi le famiglie per il pascolamento del bestiame, la produzione casearia e la coltivazione delle patate. Oggi sono luoghi di residenza estiva o per i fine settimana.
In passato veniva coltivata la vite, la segale e le biade. Un'altra risorsa del territorio erano i boschi, da Mozzola e Quarcino il legname veniva portato nella stazione di Verbania ed utilizzato come combustibile per i treni a vapore, le ramaglie servivano per iforni a legna dei panettieri di Milano.
Oggi, le ricchezze di Oggebbio sono turismo, arte e fiori. Le particolari condizioni del microclima favoriscono parecchie particolarità di fiori, nel giardino di “Villa Anelli” vengono coltivate all’aperto oltre 200 varietà di camelie. Altre ville erano famose alla fine del secolo scorso: quella del banchiere Synading e del pascià Draneht, dignitario del vicerè d’Egitto. Un angolo d’Oriente sulle rive del Lago Maggiore. La “villa del Pascià”, oggi trasformata in residence, occupava quaranta persone tra camerieri, giardinieri e stallieri; una tradizione locale racconta che Giuseppe Verdi, ospite della villa, vi trasse ispirazione per la composizione dell’Aida. Più recente la casa del pittore Xanti Schawinsky, artista del Bauhaus che espresse nelle sue tele le profonde luminosità del lago.
Ad Oggebbio sono presenti parecchie chiese, quasi tutte le frazioni ne hanno una. Ne segnaliamo tre da visitare:
Cadessino
Prezioso è l’oratorio della natività di Maria. A navata unica conclusa da un coro poligonale,l’oratorio esiste da XV secolo. Il campanile romanico, ingentilito da eleganti bifore con archetti pensili, risale al XI / XII secolo. All’interno l’altare maggiore (XVIII secolo) è uno splendore di marmi policromi; in una nicchia una bella statua lignea della Madonna Immacolata. La ricchezza dell’oratorio è tuttavia il grande ciclo di affreschi quattrocenteschi.
Sulla parte sinistra della navata, un’Ultima Cena; sotto sette riquadri illustrano le Opere di Misericordia: “Dar da mangiare agli affamati”, “Dar da bere agli assetati”, “Ospitare i Pellegrini”, “Vestire gli ignudi”, “Visitare i carcerati”(è stata coperta da una lesena), “Visitare gli infermi”, “Seppellire i morti”. Sulla parete opposta una Madonna della Misericordia e una Madonna incoronata con Santo guerriero. L’attribuzione degli splendidi affreschi va ad un prete di Valsesia.
Novaglio
Sulla collina che guada il lago c’è l’oratorio di S. Agata, ristrutturato negli anni 60 e 70 grazie alla volontà del parroco don Giuseppe Soldani. Conserva l’impianto romanico con aggiunta di elementi gotici e rinascimentali. Una legenda racconta che questa Ecclesia campestris antiqua (1590) sia una delle cento chiese edificate ne IV secolo dai santi Giulio e Giuliano che diffusero il Cristianesimo nelle terre del Novarese e del Verbano. Il primo nucleo pre-romanicovenne incorporato nel XIV secolo in un ampliamento che realizzò la facciata a monte; tale facciata venne abbattuta tra il XVII e il XVIII secolo per aggiungere l’abside ottagonale che capovolse l’orientamento dell’oratorio.
Gonte
La chiesa di Ogiabio (così nei documenti medioevali) è antica: già menzionata nel XII secolo, era una cappella della chiesa pievana di S. Vittore di Intra, da cui si staccò nel 1606.
Divisa in tre navate, con il soffitto ricoperto da affreschi che narrano la vita di Gesù, conserva un prezioso crocifisso, opera dello scultore milanese Pietro Frasa nel 1712.
Una leggenda racconta che sia stato trasportato clandestinamente da tre operai oggebbiesi in una botte di vino.
Oggebbio vanta anche personaggi illustri:
Gioacchino Bellezza, di Novaglio, prima medaglia d’oro d’Italia, che salvò la vita a Carlo Alberto nella prima guerra d’indipendenza; Francesco Serafino Canetta (visualizza le due foto qua sotto), Garibaldino nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille; Giovanni Polli, medico, grande benefattore per il Comune di Oggebbio. Nel 1876 effettuò la prima cremazione umana in Europa al cimitero monumentale di Milano. Nella “Villa della Solitudine” sul lungolago di Oggebbio, realizzò i primi esperimenti crematori.
Gli ideali risorgimentali furono anche di solidarietà sociale: nel 1885 fu fondata la locale Società Operaia di Mutuo Soccorso, ad oltre un secolo di distanza ancora viva ed operante.
L’antico porto di Spazzolè (Spasolo), nel XIV secolo dotato di un ospizio per i viaggiatori, fu per secoli sede di intensi traffici lacustri. Nel XIX secolo, partivano le barche dei pescatori locali che praticavano il contrabbando con il Locarnesee di questa attività rimane memoria di lunghi processi nelle carte d’archivio. A cavallo del secolo il porto di Spasolo, oggi adeguatamente ristrutturato, era luogo di incontro delle genti di Oggebbio in quanto il battello permetteva il transito di uomini e merci a Verbania e quindi, in ferrovia, a Milano. Il battello come cordone ombelicale con il mondo. In estate, ricordano gli anziani, il porto era animato dal vociare dei ragazzi che attendevano i villeggianti per trasportare i bagagli in cambio di qualche centesima.
Da oltre un quarto di secolo è presente a Piancavallo l’istituto Auxologico Italiano, una fondazione per la ricerca e la cura in campo biomedico di rilevanza internazionale. L’attività di ricerca scientifica e di cura, indirizzata inizialmente alle anomalie della crescita e primariamente dei nanismi ipofisari, si è successivamente allargata ad altre tematiche specifichequali le auxoendocrinopatie, le malattie endocrine e quelle metaboliche.